Accademia dei Filaleti
LA STANZA DELLA COMPIETA
(verso la 18� ora )
- Quando il giorno � finito e l'opera � compiuta.
 - Abbandoniamo momentaneamente il Desiderio,
 - n� prestiamo attenzione alle cose volute.
 - E` l'ora della memoria, della resa dei conti. Resiste l'armonia delle parole che sono fluite dalla vita, ora non pi� cronaca ma storia;
 - eventi cristallizzati.
 
LA MORTE DI TANTALO
- Noi sedemmo sull'orlo
 - della fontana nella vigna d'oro.
 - Sedemmo lacrimosi in silenzi.
 - Le palpebre della mia dolce amica
 - si gonfiavano dietro le lagrime
 - come due vele
 - dietro una leggera brezza marina.
 - Il nostro dolore non era dolore d'amore
 - n� dolore di nostalgia
 - n� dolore carnale.
 - Noi morivamo tutti i giorni
 - cercando una causa divina
 - il mio dolce bene ed io.
 - Ma quel giorno gi� van�a
 - e la causa della nostra morte
 - non era stata rinvenuta
 - E cal� la sera su la vigna d'oro
 - e tanto essa era oscura
 - che alle nostre anime apparve
 - una nevicata di stelle.
 - Assaporammo tutta la notte
 - i meravigliosi grappoli.
 - Bevemmo l'acqua d'oro,
 - e l'alba ci trov� seduti
 - sull'orlo della fontana
 - nella vigna non pi� d'oro.
 - O dolce mio amore,
 - confessa al viandante
 - che non abbiamo saputo morire
 - negandoci il frutto saporoso
 - e l'acqua d'oro, come la luna.
 - E aggiungi che non morremo pi�
 - e che andremo per la vita
 - errando per sempre.
 Sergio Corazzini
da "Di porto in porto"
SIMBOLO
- Simboli, cibo per l'infante,
 - ricchezza per l'uomo.
 - Inciampi utili
 - al passo della vita.
 - Il filo tirato che assieme li lega,
 - singolare in ognuno di noi,
 - � al firma: scripta-insula.
 
PESCE, PER UN RITORNO
- Figlio dell'acqua,
 - dove a scatti avviluppi i segmenti del moto,
 - i riccioli delle tracce
 - e i ghirigori della cerimonia.
 - Figlio dell'acqua, treccia
 - trasparente talvolta da sembrare
 - saliva sospesa o sudore corrente,
 - le tue scaglie a scala
 - cadendo farebbero vedere chiaro,
 - leggibile, un pezzo del tuo vivo.
 - Per un ritorno al fondo della vita,
 - ti porti per sentieri
 - che incrociano con altri pesci,
 - matassa fervida, comunitaria.
 - Pasto dei gatti, preda dei gabbiani,
 - spasimo per il centro in groviglio di abbrivi,
 - il tuo percorso si ritorce.
 - si morde la coda senza uscita.
 - Il grande spazio ti contiene
 - come quello di un'ostrica chiusa.
 - Girovago del profondo,
 - i tanti corridoi
 - sono mandala del mistero,
 - duro guscio di mandorla il tuo naso.
 - Vedere il creato
 - sortire in processione dal suo ventre,
 - la squadra per il diametro
 - straniero alla circonferenza,
 - il compasso per la curva,
 - straniera al raggio
 - e il loro unirsi nello stesso cerchio.
 - Mentre srotoli il filo del viaggio,
 - le uova sono fitti chicchi di melagrana.
 - Figlio dell'acqua,
 - traversi il mondo sommerso,
 - il regno interiore ove ti sperdi,
 - ma spesso tranci
 - qualche brano di vero e te ne cibi.
 Manrico Murzi
da "Nigredo"
DI MEZZA VITA
- Su palafitte
 - di trascorse emozioni,
 - guardo assopito
 - guizzare vecchi pesci,
 - che risalgono
 - grigi, torrenti avversi.
 - Mi scorgo vissuto di mezza vita,
 - ricordi pressati di mente angusta
 - mostrano il loro profilo soltanto,
 - come bordi di pagine dipinte.
 - Anche voi restate,
 - frutti di cipressi secolari
 - senza coscienza delle stagioni,
 - alle mie mani regalate
 - istanti eterni, toccamenti
 - ruvidi, sempre uguali.
 Paolo De Faveri
I MIEI SOGNI
Vorrei vestire di te
i miei sogni
in questa notte
fatta di silenzi ruffiani
Conoscerò il sapore
delle tue labbra in amore?
Sento già
i tuoi passi
lungo i gradini che portano
al centro del mio cuore
Dovrai solo
schiudere la porta.Carmelo Guardo
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